I libri Effigi su Manciano, Pitigliano, Sorano.

Intervista con la Storia

Qualcuno-non ricordo chi-mi disse che aveva piacere di incontrarmi. Avevo sentito parlare del Maestro Ferrero Pizzinelli, ma non lo conoscevo personalmente. Lo incontrai casualmente nel febbraio del 2014 in edicola, dove si recava con la sua Fiat Uno per acquistare i giornali. Mi fu presentato e ci accordammo per vederci qualche giorno dopo a casa sua. 15877949_1214341928649381_1849478858_oPer l’occasione portai alcuni miei libri come dono, ma Ferrero li aveva già acquistati e letti tutti. Quel pomeriggio esaminammo una grande quantità di documenti sul ventennio e sulla Resistenza, parlammo delle origini del fascismo a Pitigliano, degli anni della guerra, della Resistenza e del dopoguerra, di cui fu protagonista e testimone. Ferrero ricordava con precisione la data di nascita della banda partigiana di Pitigliano, perché lui c’era il 10 ottobre del 1943, quando i fratelli Casciani e qualche altro coraggioso si riunirono in località Concelli per iniziare la Resistenza. Fu testimone, seppur a distanza, di un incontro (“un abboccamento”, diceva lui), avvenuto nel febbraio del 1944 a Poggio Strozzoni, fra il comandante partigiano Pietro Casciani e il segretario del Partito fascista repubblicano Angelo Azzi.
Mi raccontò di quel delatore che, vestito sempre con la divisa tedesca, accompagnava i germanici nei rastrellamenti per le campagne di Pitigliano e Sorano. Gli era capitato più volte di incontrarlo, perché la sera passeggiava tranquillamente per San Francesco, con una sua fidanzata, proprio davanti casa sua. Conosceva benissimo Angelo Pini, detto “Il Tenentinu”, l’ufficiale della Guardia nazionale repubblicana che aveva ucciso partigiani e renitenti a Sorano e Pitigliano, prima di finire a sua volta sotto il piombo nemico. Il Maestro lo conosceva perché anni prima Pini era stato suo compagno di scuola a Grosseto. 
Quel pomeriggio lo dedicammo in gran parte a ricostruire la dinamica del bombardamento di Pitigliano, al quale Ferrero aveva assistito da Pian di Conati, dal podere di Marino Di Nardo, un antifascista che ospitava renitenti, partigiani ed ebrei. Fu lì che il Maestro, renitente alla leva perché della classe 1921, sentì il crepitio di una mitragliatrice, che sparò in direzione degli aerei americani, poco prima che questi tornassero indietro per sganciare gli ordigni micidiali sul paese inerme.
Mostrai al Maestro dei documenti che lo riguardavano personalmente, perché Ferrero era stato membro del Comitato di Liberazione Nazionale di Pitigliano per il Partito d’Azione subito dopo la guerra e riconosciuto poi come Patriota del VII Raggruppamento Bande settore B del Monte Amiata, per il periodo compreso dal I° gennaio al 20 luglio 1944.
Quando mi congedai da lui, ebbi la sensazione di aver passato più di quattro ore con la Storia, di aver dialogato con un uomo umile e nel contempo eccezionale, con quegli occhi vivi e intelligenti, con una memoria singolare, che rivelava una profonda adesione e un grande sentimento per il proprio tempo e la comunità di Pitigliano.

15878142_1214340035316237_697776576_oCi siamo ritrovati altre volte da allora, a ragionare sugli ebrei e la loro storia, sul Regio ispettore onorario per i monumenti e gli scavi prof. Evandro Baldini, sulle innovazioni nel nostro territorio fra Otto e Novecento, dalla luce elettrica al fallimento del progetto di una linea ferroviaria, (che considerava una grande occasione perduta) e infine sugli anti- fascisti pitiglianesi. Qualche volta ricordava il suo lavoro di maestro elementare e l’insegnamento in piccoli paesi lontani da Pitigliano, che raggiungeva in bicicletta. Un pomeriggio sfogliammo un libro di scuola del ventennio e ridemmo, consapevoli però, dei danni di quella “didattica”.
Quando mi congedai da lui l’ultima volta, mi fece dono di alcuni documenti e finimmo per parlare degli impianti geotermici e dei rischi per il nostro territorio. “Oggi – mi disse – per come siamo messi, da noi sarebbe un danno anche la costruzione della linea ferroviaria”.
Il Maestro Ferrero Pizzinelli ci ha lasciato il 4 settembre 2015, all’età di novantaquattro anni. In molti l’hanno ricordato, specialmente i suoi studenti.
Mi ritengo fortunato per averlo conosciuto e per essere stato, seppur per poco, anche io un suo allievo.

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