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Colpa della politica? No, colpa nostra.

Riceviamo da Angelo Pinzuti, un Pitiglianese sempre attento alle questioni locali e residente “fuori Contea” da molti anni, un interessante commento relativo al nostro primo articolo e alla nascita di questa rubrica.

Ciao Luigi, ciao Leo,

Leggo con piacere il vostro articolo che definirei di denuncia con riferimento ad una situazione cronica, frutto di anni caratterizzati dall’inazione e mancanza di visione delle varie amministrazioni politiche che hanno governato ” La Contea ”.
Perdonerete il modo un po’ ” tranchant ” con il quale esordisco. Del resto, se lo stato dell’arte è quello da voi descritto, non possiamo far ricadere tutte le colpe sull’incapacità politica delle autorità locali, invece piuttosto su noi stessi, che invece di ”piangerci addosso ” dovremmo, anzi avremmo dovuto, lottare per il nostro territorio invece di abbandonarlo, come ho fatto io e tanti altri prima di me, ma si sa come diceva qualcuno le rivoluzioni, anche quelle pacifiche non si fanno a pancia piena.

Abbiamo vivacchiato, ognuno di noi si è abbeverato alla fonte più vicina, alla fine rimarranno solo pozzi avvelenati?
Da pitiglianese emigrato, anzi – come amo dire io – in prestito ad altra comunità che per inciso ringrazio, nel mio cuore spero di no.  Mi pare tuttavia il classico caso della stalla che tentiamo di chiudere dopo che i buoi sono scappati, spero di sbagliarmi.
La contea come definiamo noi la nostra terra per troppi anni è stata inerte di fronte ai cambiamenti, oggi come ci dicono non abbiamo i numeri, ieri mentre si spopolava sì, ma è del tutto inutile guardare al passato, alla nostra storia recente decadente e decaduta, scandita da politiche miopi frutto di logiche inadeguate, nel migliore dei casi.

Colpa della politica?  La mia personale risposta è: no, colpa nostra.

La Contea, la identifico nella nostra terra, la terra dei nostri padri che amo e che amiamo, che forse da emigrato anche se ‘‘ di prossimità ” amo più di prima se possibile. Del resto, la definizione Contea deriva proprio dalla necessità di identificazione, di appartenenza, di ricordo di quello che eravamo, di quello che siamo e rimarremo.

Per terminare cito una frase detta da un politico, secondo me, significativa ed esplicativa al tempo stesso.

“Non voglio che i giovani cambino paese, voglio che i giovani cambino il Paese.”

 Un caro saluto, spero a presto.

Angelo Pinzuti

Pitigliano
Condividiamo la tua stessa fiducia nei giovani e aggiungiamo che occorre anche l’impegno dei meno giovani, sotto forma di partecipazione attiva, da manifestare nelle dovute forme e in ogni circostanza. Quindi anche nel dibattito culturale e politico della Contea. Quest’ultimo aggettivo va inteso come finalizzato a perseguire la felicità propria e altrui. Insieme all’esempio sarà utile anche lo sprone e, allo stesso tempo, l’apertura verso di loro. Ciò affinché il loro spirito innovativo possa produrre gli effettivi cambiamenti di scenario. Per questo invitiamo tutti, e ancor di più i giovani, a sollecitare questo confronto, sul tema della qualità della vita in Contea, aperto da questa rubrica.

Viviamo infatti in un tempo in cui i bambini hanno modelli di riferimento che un tempo erano tipici dei giovani adulti e in un tempo in cui i giovani adulti prolungano, più che in passato, la loro condizione di dipendenza materiale ed economica dalle loro famiglie di origine. Dobbiamo creare i presupposti per restituire loro la sicurezza che avevano in passato.

Grazie Angelo.

Leonardo e Luigi

 

 

 

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