I libri Effigi su Manciano, Pitigliano, Sorano.

Santa Fiora 1943-1944

Uccisione del colono Pietro Nuti
Il primo rastrellamento nel territorio del comune di Santa Fiora avvenne il 25 ottobre 1943 da parte dei militi della 98a Legione MVSN. Lo scopo dichiarato era quello di catturare dei prigionieri di guerra australiani evasi dopo l’8 settembre. Nel corso dell’azione, come venne comunicato al capo della polizia, fu ucciso “a colpi di moschetto, perché cercava di dileguarsi armato” il “colono Nuti Pietro”. La stringata notizia telegrafata allora a Roma non raccontò la vera storia, come venne invece ricostruita al processo ai fascisti grossetani, che si svolse nel 1946. Nuti, nato a Santa Fiora nel 1915, era stato militare a Livorno sino all’8 settembre 1943 e venne accusato dai militi arrivati al suo podere in località Lorentano, di dare assistenza a prigionieri di guerra britannici evasi. Nuti venne interrogato brutalmente, anche con l’uso di un coltello e poi ucciso a fucilate. Furono arrestati anche cinque civili, sospettati di favoreggiamento nei confronti dei presunti prigionieri australiani che, comunque, non vennero trovati. Pietro Nuti è da considerare il primo caduto della lotta partigiana in provincia di Grosseto, anche se, in effetti, non risulta collegato ad alcun gruppo partigiano.

Fernando Di Giulio
Nel novembre 1943, l’iniziativa della lotta partigiana fu presa da un gruppo di comunisti, tra cui emergeva la figura di un giovane studente universitario: Fernando Di Giulio, che si trovava sfollato a Santa Fiora, nel paese della madre. Fernando Di Giulio (Grosseto 1924 – Grosseto 1981) si era iscritto al Partito comunista italiano dal 1942, da quando era studente universitario a Pisa. Fu membro del CLN provinciale di Grosseto subito dopo la Liberazione. Nel 1947 raggiunse Roma, chiamato da Togliatti per fare parte della Commissione centrale di organizzazione del PCI. Laureatosi in giurisprudenza all’Università di Pisa nel 1948, s’impegnò poi nel partito fino a diventarne dirigente. Dal 1956 fu nel Comitato Centrale e dal 1962 nell’Ufficio di segreteria del partito. Eletto deputato nella Circoscrizione di Siena, Arezzo e Grosseto, per la prima volta nel 1972, fu riconfermato nelle elezioni del 1976 e 1979. Dal 12 luglio 1979 al giorno della morte, fu capogruppo del Pci alla Camera dei deputati. Morì il 28 agosto 1981 a Principina a Mare, frazione del comune di Grosseto, stroncato da un infarto.

 

Santa Fiora (Wikipedia)

Santa Fiora (Wikipedia)

L’inizio della Resistenza
La prima formazione armata alla macchia nacque il 5 gennaio 1944 in località Case Nuove di Arcidosso per iniziativa dei nuclei comunisti di questo paese e di Santa Fiora. Il gruppo fu di soli cinque uomini, cui seguì il reclutamento di altri partigiani. A febbraio raggiunse il nucleo alla macchia anche Aldo D’Alfonso, destinato a diventarne il comandante (era sfollato da Napoli a Santa Fiora). Questi si rese immediatamente conto dell’impossibilità di restare a lungo in quella zona, data l’eccessiva vicinanza dei centri abitati. Ai primi di marzo 1944, la formazione fu così trasferita in località Fonte alle Monache, sempre nel territorio del comune di Arcidosso, prendendo alloggio nella casetta della forestale esistente in quel luogo. Negli stessi giorni raggiungeva i partigiani, arrivati così a sedici elementi, anche Fernando Di Giulio. Durante questo periodo si aggregò, per poi assumerne il comando, un certo Tenente Libero, il quale, tramite il CLN di Santa Fiora, spacciandosi per inglese, aveva fatto sapere che avrebbe preso volentieri contatti con la banda partigiana. Dopo alcuni abboccamenti tra questi e il D’Alfonso, anche per il prestigio che poteva apportare alla formazione per il suo carattere e la sua nazionalità, fu deciso che avrebbe comandato il gruppo. In un secondo momento risultò che questi non era inglese, bensì un giovane italiano, tale Libero Bernardini, nato Ficulle (Terni) nel 1923 e residente a Città della Pieve (Perugia).

Santa Fiora e la Selva
Il 25 gennaio, alle ore 16 circa, nel paese di Santa Fiora avvenne una dimostrazione di una sessantina di persone che, armate di bastoni, si presentarono davanti alla caserma dei carabinieri per richiedere il rilascio di tre fermati. Il lancio di sassi contro porte e finestre provocò la reazione dei militi della GNR che, per sciogliere la manifestazione, lanciarono tre bombe a mano, ferendo due persone. Due giorni dopo fu occupato l’ammasso della farina di castagne in località Selva, nel Comune di Santa Fiora. La farina presente nell’ammasso, circa 30 quintali, fu distribuita alla popolazione locale e a quella di Selvena. Quest’azione è ascrivibile a una delle bande presenti nella zona fra Montebuono e Castell’Azzara.

Salvatore Cenni
Il ciclo di rastrellamenti del marzo 1944 interessò anche il Monte Amiata e fu gestito direttamente dai tedeschi. In questa situazione, il 2 marzo 1944, fu ucciso a Bagnolo di Santa Fiora il civile Salvatore Cenni, perché non si era fermato all’alt intimatogli dai militi della GNR.

Poggio alle Forche
L’8 marzo 1944, alle ore 13, nei pressi di Poggio alle Forche, nel comune di Santa Fiora, furono  sparati  dei  colpi  di  fucile  contro  un’auto  Fiat  508 mimetizzata, sulla quale si trovavano un  ufficiale  ed  un  militare germanico. Il soldato, ferito gravemente, decedeva all’ospedale di Castel del Piano. Iniziò un rastrellamento cui partecipò anche la GNR di Grosseto comandata da Ennio Barberini. Il 2 marzo i militi avevano rastrellato Petricci di Roccalbegna, il 3 e il 4 marzo le macchie limitrofe a Santa  Fiora, il 5 marzo fu la volta di varie zone del comune di Cinigiano, il 10 marzo rastrellarono il  “Monte  Aquilaia”, vicino  a  Stribugliano di Arcidosso. Tutta quest’attività portò al fermo e all’arresto di numerosi renitenti alla leva e sbandati, in numero di ventiquattro.

Il Tribunale Militare Straordinario
Per giudicare la posizione di questa massa di arrestati, il 3 marzo 1944, dietro indicazione del Capo della provincia Alceo Ercolani, fu insediato a Santa Fiora un Tribunale Militare Straordinario sul campo. Il Tribunale ebbe per giudici gli stessi vertici della RSI in provincia, cui si aggiunsero alcuni ufficiali della GNR di Siena. Generoso Pucci fu il presidente del Tribunale. L’accusatore era il sottotenente Pinelli della GNR di Siena, mentre il difensore d’ufficio era il capitano Michele De Anna. I giudici furono: Ennio  Barberini, Liberale Scotti, Renzo Vitali, Mario Santini. In totale illegalità, questo Tribunale emise sentenze e inflisse anni di prigione ai vari fermati. Dopo la guerra, durante il processo del 1946 ai vertici fascisti di Grosseto, Barberini dichiarò che il Tribunale era stato convocato “unicamente per far  credere ai tedeschi che partecipavano al rastrellamento, che s’intendeva procedere rigorosamente”.

Fonte alle Monache
“Il mattino del 27 marzo 1944 venne a trovarci nella sede della formazione un ispettore inviato dal CLN di Arcidosso e Castel del Piano, certo Piero Bonelli, residente a Siena. Con questi prendemmo accordi circa l’eventuale futuro sviluppo della formazione e circa l’organizzazione di questa. Nello stesso giorno, per mancanza di accurata vigilanza e per il fatto che alcuni uomini della formazione erano lontani dal luogo per vari servizi, fummo accerchiati da forze fasciste in numero preponderante. Alla loro richiesta di resa opponemmo una breve resistenza che ci permise di rompere l’accerchiamento e fuggire con tutte le armi, sparpagliandoci. In quest’occasione fu preso prigioniero Enzo Bizzarri, risparmiato per puro caso dai fascisti e condotto nelle carceri di Arcidosso. Questi, dopo breve tempo, per ingerenza delle autorità locali, fu rilasciato. E’ da segnalare che il comandante Libero, malgrado gli sforzi fatti dal sottoscritto e dal partigiano Di Giulio per rintracciarlo, non si fece più vivo e non diede notizie di sé per tutto il periodo illegale. Fu così che la banda, perduta la base e tutta l’attrezzatura, si sciolse” (testimonianza di D’Alfonso).

G.A.P di Santa Fiora
D’Alfonso e Fernando  Di  Giulio tornarono in paese, dove organizzarono una nuova formazione con il nome di G.A.P. di Santa  Fiora.  Al gruppo aderì per prima una donna: Wanda Parracciani. In seguito si unirono altri, utilizzati però solo come staffette, poiché il gruppo si limitò, sino a maggio inoltrato, a compiere esclusivamente opera di propaganda, di organizzazione e di contatto con i comitati di Castel del Piano e Arcidosso. Quando nel maggio si stabilì sul Monte Amiata la formazione “Ovidio Sabatini” della Brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini”, il G.A.P. di Santa Fiora si mise subito in collegamento con questa, allo scopo di ricevere ordini e stabilire un servizio  informazioni. Fernando Di  Giulio e Wanda Parracciani, intanto, stampavano il giornale clandestino “Il Comunista dell’Amiata”, un Bollettino preparatorio dell’insurrezione che si riteneva imminente.

La Liberazione
Il 4 giugno fu disarmato il presidio della guardia nazionale repubblicana da elementi della S.  Lavagnini. L’8 giugno i partigiani di Arcidosso occupavano il paese. I tedeschi riuscirono a riprendere Santa Fiora, dove s’insediò il comando del XIV° PzKorps del generale Fridolin Von Senger und Etterlin. Il 12 giugno Santa Fiora fu bombardata da aerei americani, probabilmente proprio per colpire il comando tedesco: persero la vita ventiquattro civili. Il 18 giugno Santa Fiora fu liberata. Nel luglio 1944 alcuni partigiani di Arcidosso, Santa Fiora e Castel del Piano vennero riarmati dal comando militare francese e utilizzati, con la fascia al braccio di “Civil Police”, per rastrellare la zona del Monte Amiata, perché erano stati segnalati dei fascisti armati ancora in circolazione. Tutti i gruppi furono poi smobilitati il 31 luglio 1944.

Franco Dominici e Giulietto Betti

 

Lapide del bombardamento (Wikipedia)

Lapide del bombardamento (Wikipedia)