I libri Effigi su Manciano, Pitigliano, Sorano.

L’umana bellezza

Giulia ManziCondividere una lettura o un libro può unire le persone. Ci sono modi più o meno intimi per fare questo dono o riceverlo. Poi c’è un altro tipo di regalo: quello dello scrittore che apre un pezzetto del suo cuore e racconta ad altri pensieri ed esperienze. Il regalo di una vita raccontata è stato fatto anche da Giulia Manzi, la figlia del Maestro, che ha deciso di scrivere e pubblicare una biografia del padre. Un modo per ripercorrere la sua esistenza, evitando intromissioni e inesattezze, ma lasciando scorrere i ricordi di figlia. Come scritto nell’Introduzione a cura di Federico Taddia “La bambina che a nove anni aveva perso il suo papà, e ancora lo stava aspettando, adesso era pronta per confrontarsi con il ricordo di suo padre. Per farlo suo. E farlo nostro”.
È uscito da poco “Il tempo non basta mai. Alberto Manzi: una vita tante vite” scritto in collaborazione con Alessandra Falconi e Federico Taddia per add Editore. Un libro impegnativo per la scrittrice, nel dover ripercorrere la vita del proprio padre e doverla rendere ai lettori. Un libro che fa fare i conti ad ognuno con la propria coscienza. Un testo onesto che non scherma le difficoltà umane. Giulia Manzi non si cela dietro le belle parole, ma esprime anche le sue debolezze; il fastidio di una bambina nel dover condividere il proprio padre con altre persone del passato e l’odierno problema di dover fare i conti con un’eredità importante ma pesante. La storia di Alberto Manzi viene ripercorsa attraverso gli occhi di sua figlia e allo stesso tempo attraverso stralci di un’intervista rilasciata dalla moglie Sonia Boni e le parole stesse del maestro e dei suoi libri. L’umana bellezza esce forte e dirompente, come un pugno allo stomaco, parafrasando alcune parole del libro, per dirci che esistono persone talmente umane che sanno mettersi a disposizione degli altri, a disposizione di un Bene comune. Una vita vissuta secondo il senso più profondo di cristiano “Essere Cristo è vivere e combattere al servizio degli altri, portare avanti un progetto tenendolo come modello. È lottare senza violenza, senza odio, in nome della dignità, del rispetto, dell’amore e dell’uomo stesso” c’è scritto nel libro. Le vicende di questo uomo sono state intessute di vitalità, coraggio e valori. Un uomo capace di andare in Sudamerica per insegnare agli indios a scrivere e leggere per evitare che venissero schiacciati dal potere di altri. Uno che è stato incarcerato e torturato dalla polizia boliviana e che non si è mai tirato indietro se c’era da salvare un compagno.
Le esperienze della sua vita sembrano essere legate al privilegio dell’uguaglianza tra le persone, pervaso da un forte senso di giustizia “[…] erano sempre presenti dove era necessario lottare per affermare un senso di giustizia e d’uguaglianza fra la povera gente. In quei posti non esiste il grigio, l’ignavia: o stai dalla parte del potere, o stai dalla parte degli uomini. Loro, don Giulio e mio padre, avevano scelto l’uomo” dice Giulia nel capitolo del Sudamerica. Nel leggere della vita di Manzi si scopre la complessità di un uomo, che è allo stesso tempo intessuto di alti ideali ma pur sempre attanagliato dall’angoscia e dalla solitudine. La possibilità di sapersi meravigliare e stupire e dunque provare felicità, ma poco dopo cadere nel più doloroso tormento. Un simbolo di ciò che è la natura umana, tanto elevata allo stesso tempo così terrestre. Si parla anche di Pitigliano nel libro, un territorio che è entrato nel cuore del maestro, per la sua natura e per i grandi spazi aperti. Quello che è stato il luogo di nascita di sua figlia Giulia, degli ultimi anni di vita e anche dell’esperienza da sindaco.
Dal libro traspare un rapporto con il paese che si è andato deteriorando, a causa degli intrighi politici. Forse al tempo non tutti hanno capito chi fosse davvero l’uomo Manzi, forse non gli sono stati resi i giusti meriti. O forse doveva andare così perché gli uomini e i loro rapporti non possono essere sempre perfetti.
Tuttavia sembra che gli furono mosse molte critiche ai tempi e forse il fatto che non si sia mai opposto rispecchia la sua vera essenza, dice Giulia “Quando mamma gli domandava perché non si tutelasse, o perché non desse delucidazioni, rispondeva che era inutile, tanto non avrebbero capito. Ha sempre avuto rispetto per le parole, non le sprecava, né le usava per far mostra delle proprie qualità, ciò nonostante, ne era consapevole”. Il sindaco di Pitigliano aveva avuto fiducia in quel ruolo che gli era stato proposto “ Era con lo spirito pieno di progetti e sogni che mio padre si accingeva a diventare sindaco di Pitigliano”.
Non è tardi comunque per coloro che attraverso le parole dei libri potranno riscoprire i valori a cui Manzi era legato né è tardi per vivere una vita dove vige il rispetto per tutti e secondo quel principio “L‘altro sono io”. L’umana bellezza è concessa a tutti, se si getta via la maschera e si prova ad essere veri, essere onesti, essere sinceri. Insomma semplicemente se ci si concede di Essere.

 

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