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La Confraternita di Misericordia di Sorano: un’importante istituzione cattolica post-unitaria

Sorano, Centro Storico

Sorano, Centro Storico

Fondata nel 1883 dal medico condotto di Sorano Adolfo Parisi, che ne fu il primo presidente, la Confraternita di Misericordia era un’istituzione d’ispirazione cattolica che dipendeva dal vescovo della diocesi di Sovana e Pitigliano. La Confraternita aveva un proprio Oratorio situato in Sorano, nella chiesa di S. Domenico concessa dai conti Capponi, e svolgeva opere che si distinguevano in ordinarie e straordinarie. Fra le prime emergeva il trasporto dall’abitazione all’ospedale, da una casa all’altra e dalla pubblica via, degli infermi e degli ammalati del paese di Sorano e delle sue immediate vicinanze. La distanza per essere soccorsi, se dimoranti fuori Sorano, non doveva superare il chilometro. La Confraternita si occupava anche dei forestieri e dell’assistenza notturna dei miserabili e dei poveri all’interno del paese, concedendo loro lenzuola e biancheria, “mute di letto” e buoni di sussidio, previa richiesta munita degli attestati del parroco e del medico. L’istituzione cattolica non dimenticava di soccorrere i detenuti nelle carceri, compatibilmente con quanto stabilito dalle autorità di pubblica sicurezza. Queste descritte erano le principali attività ordinarie, che potevano essere estese o ridimensionate conformemente alla situazione economica dell’istituto.

Le opere straordinarie riguardavano sostanzialmente il soccorso fuori dal paese di Sorano nel circondario di 3 miglia, in caso di morte improvvisa o violenta avvenuta in luogo pubblico o all’aperto o nella casa della persona colpita, oppure in casa altrui. In quest’ultima eventualità la Confraternita interveniva soltanto su richiesta dei parenti o del proprietario dell’abitazione. Sempre all’interno del perimetro prestabilito per le opere straordinarie, l’associazione agiva nei casi di contagio, di incendi o di altre calamità.

Le condizioni sostanziali per essere aggregato all’istituzione erano 2: la fede cattolica e il pagamento sia della tassa d’ingresso, sia di quella annuale. Per l’ammessione era necessario il parere positivo della Giunta e “ se questa sia esitante, del Consiglio parziale”. Entrare a far parte della Confraternita non equivaleva a partecipare immediatamente, cioè di prima persona, alle opere di carità pubblica e privata. Infatti, era indispensabile ricevere il diploma di autorizzazione dal Consiglio, firmato dal presidente, da un assessore e dal cancelliere segretario. Dal diploma di autorizzazione erano obbligatoriamente esclusi: i minori di 18 anni (come effettivi), coloro che notoriamente avevano una condotta ritenuta immorale, i colpevoli di “delitti infamanti” condannati dai tribunali, i difettosi nel corpo o epilettici e coloro “non disposti alla concordia ed alla subordinazione, o facili alla crapula”. L’aggregazione alla Confraternita delle sorelle “nottanti” dipendeva dal presidente, che doveva indagare sulla loro condotta morale prima di concedere il benestare.

Nei locali dell’istituzione erano affissi due distinti ruoli per registrare i “fratelli” e le “sorelle” e vi era una tabella in cui erano annotati i detentori delle cariche. In un albo a parte venivano iscritti i benefattori, anche non cattolici, che contribuivano con elemosine o altro a sostenere economicamente il pio istituto.

La Confraternita aveva una rigida struttura gerarchica che faceva capo a un presidente, una giunta e un consiglio generale, massimi organi che gestivano la vita dell’associazione. Vi era poi un cassiere generale addetto al pagamento e alla riscossione di tutti i mandati e un cancelliere segretario con il compito di redigere gli atti, custodire i documenti, l’archivio, redigere il bilancio di previsione e fungere da intermediario fra gli altri organi. Al collettore spettava la mansione di tenere un registro dei fratelli e delle sorelle da cui esigere la riscossione della quota. Infine c’era il donzello, sempre pronto a ogni chiamata per tutti i servizi attribuitigli dagli organi superiori, a disposizione del Consiglio in tutte le adunanze per recapitare puntualmente gli avvisi di servizio agli altri organi.

Assieme alla Congregazione di Carità, alle 3 Opere Pie ed alla Società Democratica Operaia, la Confraternita di Misericordia svolse un ruolo importantissimo nella promozione di assistenza e solidarietà nei decenni post-unitari, quando la condizione di “miserabile” era una realtà tutt’altro che rara anche in questo territorio dell’entroterra maremmano.

 

Franco Dominici

 

L’articolo è tratto da: Archivio del Comune di Sorano, Statuto della Confraternita di Misericordia, anno 1883.